Il giornalismo di questi giorni, sia che si parli dei quotidiani sia che ci si riferisca alle tv, sta dimostrando che un mestiere nobile ed importante per la società, può ridursi a roba sciatta e soprattutto al soldo del datore di lavoro di turno.
Nelle arti non è diverso, se riducessimo la musica a scale, arpeggi e accordi, potremmo diventare bravi funanboli del pentagramma ma certamente non contribuiremmo al miglioramento della condizione umana se non per qualche minuto di leggerezza.
L'arte non può essere solo estetica ma dovrebbe rappresentare il tempo in cui viene prodotta, con tutte le sue gioie e dolori, con tutte le contrarietà,e la bellezza che caratterizzano ogni epoca. Le arti devono creare agitazione, fermento, pensiero.
Per questo penso che chi maneggia questa roba, debba porsi molte domande, perchè le persone si aspettano anche delle "risposte" da chi fa.
Il musicista non dovrebbe fermarsi alla bellezza estetica di ciò che produce ma cercare di dargli un senso, un fine. Lo ritengo quasi un dovere, dal momento che vi sono milioni di persone che non avranno mai la possibilità di farsi sentire perchè non avranno mai ne un palco, ne una platea disposta ad ascoltare.
Come i giornalisti, abbiamo una grossa responsabilità e sbagliare una nota è la cosa che dovrebbe interessarci meno...
Ogni concerto può essere l'occasione di "raccontare" qualcosa, oppure l'occasione di mettere note in fila una all'altra.