Il processo creativo

Metodi, scale, arpeggi, swing, tutto sulle tecniche di improvvisazione
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stefano bartoli
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Il processo creativo

Messaggio da stefano bartoli »

Parlerò esclusivamente di questo aspetto nella musica e esclusivamente attraverso la mia esperienza o di amici/colleghi a me vicini, pur accennando a qualche esempio di musicisti universalmente riconosciuti.
Non c'è alcuna pretesa ne di spiegare un fenomeno personale e in gran parte misterioso, ne di dare ricette o soluzioni ma solamente uno stimolo alla riflessione.

Il processo creativo nella musica non può nascere da situazioni tranquille, agiate, dove tutto scorre senza intoppi. L'agitazione interna, l'insoddisfazione di varia natura, possono essere carburante se ben indirizzate. Altro cibo essenziale per processi creativi è la ricerca del non conosciuto, si cose nuove e spesso rischiose. Si può prendere spunto e stimolo dal già fatto o da personaggi vissuti ma poi va ricercata una via personale e a volte si fallisce, non c'è alcuna garanzia in questa avventura, d'altra parte se vi fosse garanzia, non vi sarebbe innovazione...
Ascoltare tutta la vita i musicisti preferiti non porta a nulla, se non ad una sciatta imitazione di fenomeni irripetibili e un adagiarsi/cullarsi nel pensiero altrui.
E' altresì innegabile che lo studio di certi maestri contribuisca a formarci ma poi, ad un certo punto, ci vuole la forza di liberarsene per cercare una via personale e attuale, contemporanea.
Suonare in stili del passato ha senso solo per l'acquisizione e la comprensione di un processo/linguaggio già avvenuto ma anche quì, poi va ricercato il proprio linguaggio.
Alla base della nostra ricerca ci possono essere molti ingredienti: Musica, estetica, rabbia, gioia, politica, sociale etc etc L'importante è riuscire a canalizzare il nostro sentire, nel linguaggio fisico/psichico della musica.
Più decideremo di rischiare, sperimentare il non conosciuto, più potremo crescere artisticamente, meno lo faremo, più ci avvicineremo all'intrattenimento, al piano bar.
Ad esempio, se ascoltiamo sempre le solite versioni di un tema e lo suoneremo per anni alla stessa maniera, non vi sarà crescita.
Bisogna sperimentare continuamente, prendere intervalli inusuali, forzare l'armonia (dopo averla capita però eh) e senza aspettarsi per forza un esito positivo.
Infine, la frequentazione, stimolo, confronto con gli altri musicisti, pratica assolutamente essenziale per una serie infinita di motivi.
Suonare coi soliti musicisti per anni, darà vita ad un sound efficace, a risultati sicuri ma ahimè prevedibili per noi stessi. Suonare con gente sconosciuta e per di più portatrice di altre culture è molto rischioso, è faticoso, mette in discussione le nostre convinzioni/convenzioni ma è la via per crescere.

Insomma, fare musica dovrebbe essere una ricerca continua del nuovo, di aspetti interiori non ancora scavati, dovrebbe essere rischio ed eccitazione ogni volta.
Se questo non accade, vuol dire che siamo fermi e ripetiamo un copione sicuro ma privo di innovazione, di crescita, prima di tutto per noi stessi.

Nella storia, centinaia di grandi musicisti, sono andati a cercare cose nuove, la musica dell'est europa, la micronesia, l'Africa, i caraibi etc etc e da li sono nati i capolavori e le innovazioni: Coltrane, Cherry, Bowie, Russell, Gil Evans, Zawinul e tanti altri.

Bisogna rischiare, mettersi in gioco ogni mattina, è la musica a chiedercelo. Anche avere lo stesso insegnante per gran parte della vita è sbagliato, poichè ogni insegnante è stimolatore differente è portatore di approcci e visioni differenti.

Questa non è altro che una mia banale riflessione, peraltro piuttosto superficiale e banalotta ma penso sia la base minima da cui partire per riflettere sul nostro rapporto con la musica.(Ma anche con la vita...)


Fcoltrane
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Re: Il processo creativo

Messaggio da Fcoltrane »

molte delle cose che ho letto le condivido e per me sono sacrosante, aggiungo solo un aspetto che spesso è trascurato: la tecnica : se hai uno strumento espressivo grande ci sono sono buone possibiità che puoi esprimere ciò che desideri , se al contrario lo strumento espressivo è limitato finisci per suonare i tuoi limiti.
Tutti i musicisti che hai citato hanno una cosa in comune , una enorme conoscenza del linguaggio ed una grande capacità strumentale e spesso anche armonica.
per quanto riguarda " l'esposizione di un tema sempre alla stessa maniera " molto dipende dal punto di vista . perché è vero che c'è il rischio di impoverire e di atrofizzare il cervello, ma è anche vero che la ripetibilità è un valore enorme.
oggi telefono ad un amico pianista e gli chiedo come fai a collegare sib- mib7 che va sul la- (quando i primi due accordi sono un II V di lab e quindi in genere risolvono su questo accordo ,il brano è Days and Wine and roses 7a 8a 9a battuta .......lui che è un istintivo comincia a spiegarmi in circa un quarto d'ora tutto quello che gli passa per la testa facendo anche un po di confusione, allora gli chiedo più di mille parole suonami una frase e fammi sentire se riesco ad apprezzarla e poi cerchiamo di capire come hai trattato l'accordo.
parte con la prima e non ci siamo, poi la seconda e manco per niente , finalmente ne suona una perfetta.
io lo dico : era esattamente quello che cercavo (e lui è daccordo) e gli chiedo di risuonarla lentamente in maniera tale da capire le note e come aveva trattato gli accordi............prova a suonarla nuovamente e la magia era svanita.
(l'importanza della tecnica e della replicabilità )
dopo un po c'è riuscito ed era questa do reb fa lab do mib mi fa mib reb do la .

alla fine dopo circa mezzora di telefonata sono riuscito a capire il perchè (data la mia pocchissima tecnica strumentale avevo solo la tromba a portata di mano e la mia poca conoscenza dell'armonia )
un musicista di ottimo livello (e mi vengono in mente dei musicisti che ho conosciuto e che me lo hanno suonato Bearzatti Seamus BLake Falzone Angrisani e riescono a farlo in tempo reale .
tutto questo pippotto per dire che se hai tanta interiorità ma non hai modo di indirizzarla non vai da nessuna parte .
stefano bartoli
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Re: Il processo creativo

Messaggio da stefano bartoli »

Concordo in parte. La tecnica è necessaria, inutile discuterne. E' altresì vero, come dicono anche Rava e Fresu che sono i limiti di un musicista che ne "definiscono" lo stile.
Credo che la discussione non avrebbe mai fine, perchè sia di quà che di la ci sono delle verità incontestabili. Per mia esperienza avere un'idea in testa ma non avere i mezzi per realizzarla può essere frustrante e torniamo alla tecnica necessaria a poterti esprimere, quindi concordo.
Sulle replicabilità, se è vero che posso suonare per anni un tema in maniera apparentemente identica, è in realtà una illusione, poichè nessuno stato d'animo, nessuna condizione, nessun attimo della vita, sono in realtà perfettamente replicabili. Il corpo stesso, un minuto dopo ha cellule che sono invecchiate o morte. Credo anche che proprio la reale non replicabilità di un attimo, di un evento e quindi di una performance, siano la loro bellezza per via della sua unicità. La dimostrazione sono i live che sono se pur in maniera minima, ogni sera differenti, è il suo bello per me.
Poi ci sarebbe anche la ricerca di questo, io, come altri odio suonare anche solo due volte la stessa cosa in maniera identica e cerco sempre (consciamente o meno) sempre piccole variazioni, fossero anche dettagli minimi.

Questo per me.
stefano bartoli
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Re: Il processo creativo

Messaggio da stefano bartoli »

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Fcoltrane
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Re: Il processo creativo

Messaggio da Fcoltrane »

A scanso di equivoci per me Rava e Fresu hanno tanta tecnica se dovessi suonare la frase che ho indicato in un secondo la sanno replicare . .. poi la replicabilitá non vuol dire che devi suonare per forza sempre le stesse frasi ma se lo scegli puoi esserne in grado. A questo proposito mi viene in mente le takes di Giant Steps pubblicate solo dopo la morte di Trane dove si può assistere al processo creativo ed alle difficoltà dei musicisti E Al tema Naima che fu pubblicato solo in una versione e tutte le altre versioni live non hanno mai avuto l’autorizzazione del musicista perché evidentemente non erano all’altezza. O a musicisti che pur pesantemente malati grazie alla straordinaria tecnica riuscivano se lo desideravano a suonare con il loro suono un tema o una improvvisazione . ..,.per me il musicista e la musica prevalgono su tutto anche sulle avversità della vita o della psiche o del carattere o dell’ambiente circostante.
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