Sul valore di uno strumento.

Discussioni generali sul vostro strumento preferito
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Marco Muttinelli
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Sul valore di uno strumento.

Messaggio da Marco Muttinelli »

Ciao a tutti,
è un tema entrato di sghembo su molti post del forum per svariati motivi e mi sembra doveroso cercare di darne una forma organica, in modo che ciascuno di noi possa trarne le proprie legittime considerazioni, aprendo una serie di domande/affermazioni che ciascuno di noi si potrebbe porre in relazione al nostro strumento in particolare o a qualunque altro in generale.

Lungi da me entrare nel merito dei singoli produttori di strumenti musicali cercherò di ragionare per concetti assolutamente generali.
Un’ulteriore avvertenza, se vogliamo una sorta di dichiarazione di metodo è necessaria per evitare possibili dubbi o strumentalizzazioni di ciò che segue.
Verrà tenuto lontano ogni aspetto di marketing per due ragioni: la prima non sono (e tanto meno lo sarò mai) esperto del settore - di cui personalmente non ho una buona opinione (e non ne ho fatto mai mistero, ma questo è ininfluente ai fini del presente) - e quindi non amo parlare di ciò che è lontano dal mio modo di intendere le cose; la seconda e più importante è che tale settore ha esclusivamente a vedere con l’aspetto della vendita, che per sua natura è totalmente avulsa dal valore di ciò che vende, essa segue infatti dinamiche che sono specifiche e finalizzate a questo scopo e non importa nulla se si debba vendere uno snack, uno strumento musicale, un edificio o un’opera d’arte. Il marketing si focalizza sul risultato: vendere! E’ il suo scopo e non si pone, per sua stessa natura, domande sul “valore” di ciò che vende, ma ha una misura esclusivamente quantitativa della propria efficacia e bontà d’azione sul numero di vendite effettuate di tale oggetto/manufatto/prodotto.

Fatte queste doverose precisazioni iniziali, cerchiamo di capire come si possa oggettivamente misurare la qualità di uno strumento (si badi bene, non necessariamente uno strumento musicale, ma qualsiasi strumento si tratti tra cui anche quello musicale). Per capirlo, bisogna innanzitutto comprendere cosa sia uno strumento. Secondo l’etimo di questa parola deriva dal latino “instrúere”=costruire, apparecchiare, disporre. Tutto ciò con cui e per cui mezzo si opera.
Questo chiarisce perfettamente la natura dello strumento, qualunque esso sia.
Ecco che la domanda si semplifica (per poter valutarne il valore). Quali caratteristiche intrinseche deve avere uno strumento per definirsi tale?
Se devo “costruire, apparecchiare, disporre” la prima cosa che salta all’occhio è che sia un qualcosa che mi metta in grado di farlo sempre nello stesso modo che intendo, ma che al contempo metta in grado di fare altrettanto a qualcuno che intenda farlo in modo differente dal mio.
Il secondo elemento contenuto in tali concetti è la ripetitività, lo strumento dovrebbe essere in grado di permettermi di ripetere all’infinito alcune cose che “costruisco, apparecchio, dispongo” ed al contempo di fare altrettanto in mani diverse dalle mie.
Terzo elemento, in questi concetti non è minimamente espresso che lo strumento renda più facile il lavoro di “costruire, apparecchiare, disporre” ma trasmette un concetto più profondo che è che applicando le proprie capacità allo strumento, questi è in grado di garantire la “costanza di risultati” che si sarà in grado di ottenere attraverso lo strumento.
Il quarto elemento (e più sottile ma sicuramente il più profondo) “Tutto ciò con cui e per cui mezzo si opera.” significa una cosa apparentemente banale ma per nulla scontata. Lo strumento di per sé è inanimato (si confronti anima su etimo.it per la corretta comprensione dell’uso di questo vocabolo in questo contesto), quindi non sarà mai mai mai e poi mai in grado di fare una qualunque cosa che non siamo noi, che utilizziamo tale strumento, che gli diremo di fare.
Ricapitolando:
1)    Lo strumento è ciò che mi mette in grado di fare una determinata cosa nel modo più affine a ciò che ho in mente.
2)    Lo strumento è ciò che mi consente di replicare all’infinto il modello sviluppato, senza per questo negare ad altre mani di fare qualcosa di diverso ma sempre replicabile (NEUTRALITA’)
3)    Costanza dei risultati ovvero la capacità, non solo di replicare all’infinito, ma di replicare nel modo più preciso possibile il tutto.
4)    Lo stesso strumento in mani differenti ottiene risultati differenti, perché è chi lo usa che fa fare allo strumento determinate cose non viceversa.
Ecco, tralasciando il marketing e focalizzandoci su questi elementi possiamo veramente valutare il valore di uno strumento, foss’anche una tromba.
Aggiungo un quinto elemento (che però è racchiuso in nuce negli altri 4) la durata nel tempo. Bene, quando uno “strumento” (anche la nostra amata tromba) sia in grado di rispettare questi quattro (5) punti pedissequamente sapremmo di avere un ottimo strumento in mano, dovesse essere carente su anche mezzo punto, li avremmo la risposta contraria.
Detto questo, che fornisce una visione oggettiva, non va dimenticato il cuore che ci può fare innamorare di questo o quello strumento, di questo o quel marchio per il motivo x,y o zeta. La cosa fondamentale, come uomini è saper riconoscere il nostro stato di “innamorati” e quindi di non confonderlo con le qualità/difetti intrinseche/i di uno strumento e saper scindere il nostro essere (questo si “animato” vedi sopra) dallo strumento oggetto delle nostre brame.


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Re: Sul valore di uno strumento.

Messaggio da Fcoltrane »

questo tema  del "valore" di uno strumento è argomento molto dibattuto credo da tutti i musicisti .
(proprio ora dialogavo con appassionati  sassofinisti su facebook  che discutevano animatamente del valore di un sax vintage particolare)
E spessissimo è capitato discutere con amici batteristi , chitarristi bassisti , per non parlare dei musicisti classici.
Ci sono moltissimi spunti di discussione in questo messaggio di Marco alcuni assolutamente condivisi da me .
Il mio contributo sposterà un po l'attenzione rispetto agli elementi che sono stati evidenziati su quello che considero l'aspetto più rilevante e che per me da valore ad uno strumento (musicale) .
Il miglior suono che riesci a tirar fuori con la minore fatica possibile.
(intendendo per fatica non soltanto la fatica fisica ma anche quella legata alla comprensione).
Il vero problema  è capire quale è il suono migliore, e credo che ciascuno lo decide per se.
Faccio un esempio concreto: il corpo del suono ,
Per alcuni è del tutto irrilevante e riescono ad esprimersi con grande precisione e libertà e non hanno nessun tipo di problema.
Anche storicamente ci sono illustri  sassofonisti che hanno un suono con un corpo piccolo.
Io che non sono illustre per nulla non riesco a trarre piacere suonando con un suono così.
Quindi per me ha grande valore un sax ed un bocchino che mi consente con facilità di andare in questa direzione.
Analogo discorso potrei farlo per l'intonazione il timbro la dinamica ecc....
Purtroppo mi sono reso conto che il principio della coperta corta vale per tutti gli strumenti.
E quindi si deve trovare un punto di equilibrio tra tutti gli elementi che si ritengono importanti.
Per essere ancora più specifico per me lo strumento che ha maggior valore è quello che ti consente di "raggiungere o avvicinare "ciò che desideri  nel minor tempo e con la minore fatica. (ciò che desidero è un punto di equilibrio tra quelli che sono gli elementi del suono  e la tecncica per combinarli)
 
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Marco Muttinelli
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Re: Sul valore di uno strumento.

Messaggio da Marco Muttinelli »

Ciao Fcoltrane,
ciò che scrivi rientra non tanto sul valore oggettivo ma sulla percezione personale soggettiva che si ha di tale valore.
Per quanto ciò sia assolutamente legittimo, per sua natura ha a che vedere con la sensibilità di ciascuno perché ognuno di noi percepisce lo strumento a modo suo, lo strumento è unico e 100 persone lo usano avremmo 101 pareri differenti su tale strumento :D

Cercavo di evidenziare, invece, l'aspetto oggettivo del valore e prenderò a prestito alcuni esempi per specificare meglio.

Se prendessimo un tornio come caso, nessuno penserebbe o ricercherebbe che sia facile lavorarci, ha comunque un valore in quanto consente al tornitore X di fare un determinato pezzo meccanico ed al tornitore Y di fare invece una modanatura di un oggetto di design. Dirò di più
se, ad esempio, mi metto io dietro al più sofisticato e moderno tornio riuscirei (forse ma ne dubito fortemente) a ricavare al massimo un dischetto di acciaio e, per di più, molto mal rifinito; mentre un tornitore esperto con un semplice tornio idraulico medievale sarebbe in grado di realizzare una ruota dentata di orologio perfetta nelle proporzioni e nella finitura.

Anche quando gli strumenti "sembrano" apparentemente semplici (martello e scalpello) in realtà è la maestria che viene applicata da chi li usa e non la forza, il peso o i materiali di cui sono costituiti a fare la differenza. Ricorderò per sempre un episodio accaduto in uno dei primi cantieri dove feci la direzione lavori. Un operaio novellino grande e grosso (una sorta di armadio a 4 ante) stava cercando di eseguire una "traccia" su un muro di sasso e pim, pum, pam tirava di quelle martellate sullo scalpello mettendoci tutta la forza che aveva in corpo ma procedeva molto a rilento e con scarsi risultati. Sentendo il fracasso che questi stava facendo il capocantiere (un ometto piccolo e già piuttosto anziano) giunse lì, si fermò ad osservare per qualche istante l'operaio e poi disse: "Ei tu! cosa stai facendo? Non sei tu che devi lavorare, è il martello e lo scalpello che devono fare il lavoro! Dammi qua che ti faccio vedere" e preso il martello e lo scalpello in mano con colpi leggeri ma ben assestati in pochi secondi ha fatto molta più traccia di quanta ne avesse fatta il giovinotto aitante.

Ecco, se comprendiamo che anche per le trombe o qualsiasi altro strumento vale la stessa cosa ci faremo molte meno pippe mentali sull'equipaggiamento ma cercheremo di tirar fuori il nostro meglio da qualunque tromba/bocchino avessimo in mano in quel momento.
Insomma essere noi a guidare lo strumento e non farci guidare da lui.

Un po' come faceva Chet Baker che spessissimo suonava con la prima tromba che gli capitava a tiro foss'anche la più scacia delle student allora esistente ma lui non si è mai accorto fossero student e tanto meno chi lo sentiva suonare :).

In sintesi riconoscere il valore di uno strumento è, prima di tutto, il riconoscere il valore di sé stessi e mettere le questioni nel giusto ordine. Ecco che, allora, la questione equipaggiamento assume tutt'altra connotazione ancor più importante e bella perché totalmente sgombera di quegli alibi mentali che spesso tendiamo a farci.

Con questo non voglio dire che gli strumenti siano tutti uguali (come diversi sono i torni del primo esempio), al contrario le differenze ci sono eccome (tecniche, costruttive, di materiali etc.), ma se partiamo dal presupposto che la componente più importante siamo noi e lo strumento una semplice estensione di noi stessi, ecco che la ricerca del sacro graal la posizioneremo nel giusto posto (noi stessi) e vedremo lo strumento come un semplice mezzo per raggiungere meglio e più semplicemente tale sacro graal.
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Re: Sul valore di uno strumento.

Messaggio da Fcoltrane »

Ciao Marco molte delle  cose che scrivi le condivido :
La centralità del musicista rispetto allo strumento, lo strumento come mezzo e non come fine ecc... sono tutti argomenti che coincidono con il mio pensiero.
Più problematica invece la definizione del mio pensiero come soggettivo rispetto all'altra.
Nel senso che non vi è dubbio che la mia è una definizione di valore soggettiva ma non vedo come possa essere diversmante .
Provo a spiegare il mio pensiero ma temo di non riuscire perché la differenza è sottile.
Se parliamo di valore strictu sensu non vi è dubbio che è quello dato dall'incontro tra domanda e offerta.
Se invece ci discostiamo da questa definizione già stiamo facendo una scelta di campo.
Non ho grande dimestichezza con il tornio ma immagino che possa applicarsi a questo strumento lo stesso principio che ho enunciato prima.
Ha maggior valore quel tornio che ti consente di raggiungere il tuo obbiettivo con la minore fatica.
Se il tuo obbiettivo è la perfezione del manufatto un tornio più preciso avrà più valore rispetto ad uno meno preciso.
Se il tuo obbiettivo è la possibilità di replicare  il manufatto nel minor tempo  è chiaro che il tornio migliore in questo sarà quello che ha più valore.
Alla base però o si fa riferimento al criterio incontro domanda offerta oppure già stiamo considerando il valore in maniera soggettiva.
Per lo strumento musicale per me il ragionamento è identico.
Perché uno Stradivari ha un valore così alto rispetto ad un altro violino o uno Steinway a coda o un tenore Selmer sba.
Oggettivamente perché c'è l'incontro tra domanda ed offerta  soggettivamente perché molti musicisti  (che sono quelli che fanno la domanda) attribuiscono lo stesso valore  ed hanno lo "stesso obbiettivo" suonare al meglio  e spesso considerano ed individuano gli stessi elementi rilevanti per definire il meglio e quindi il valore di uno strumento. 
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Michele Lupi
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Re: Sul valore di uno strumento.

Messaggio da Michele Lupi »

Se non ho capito male, Marco cercava di analizzare il valore di un manufatto,
escludendo la soggettività e la parte commerciale o di domanda/offerta che può variare
anche per ragioni che escludono il mercato ( o le mode ). Un po' come succede tra Apple
ed Android nella telefonia. Chi usa Apple ti dirà che vale ogni euro speso.
Personalmente uso smartphone Android One ( senza app o brand ottimizzati per lavorare ).
Come operatività faccio molte più cose ( e meglio ) di tanti amici con l'iphone e non ho mai speso più
di 170/180 Euro. Se considerassi solo il mercato ( domanda/offerta ) Apple sarebbe stata la scelta
migliore, ma se analizzo solo la parte tecnica, assolutamente no.
Spesso le aziende, giustificano un premium price con costi maggiori di innovazione e marketing.
Ma se valutassimo solo l'innovazione vera ?, quanto di questo premium price sarebbe giustificato ?
Non ci dimentichiamo che le aziende sanno perfettamente che il cliente disposto a sostenere un
premium price pur di continuare ad usufruire di un dato prodotto o servizio, in genere, è anche
propenso a diffondere un’immagine positiva dell’azienda e dei suoi prodotti attraverso il passaparola
e a provare i nuovi prodotti che essa propone.
Sviluppare una valutazione critica aiuta a fare il giusto investimento. ( credo sia questo il senso del
post di Marco )
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Re: Sul valore di uno strumento.

Messaggio da stefano bartoli »

Quoto al 100% quello che ha espresso Marco.
Moltissimi anni fa, decisi di auto costruirmi il primo giradischi analogico. Avevo preso a modello il geniale Well Tempered ma di ingegneria non ne sapevo niente. Per cui, per calcolare la tangenza del braccio etc etc. contattai l'ingegner Martarelli, un anziano ingegnere meccanico mio conoscente.
Mi fece tutti i calcoli ed i conseguenti disegni, rigorosamente a lapis e carta come si usava primi anni 80.
A quel punto avevo il problema di realizzare tutta quella roba meccanica ma non avendo ancora aperto la Bluenote, non avevo niente, ne un tornio, ne una fresa e nemmeno un banale piano di riscontro...
Fu così che decisi di far fare il lavoro dal mitico Vinci, anziano tornitore che lavorava in coppia con l'ingegner Martarelli da una vita.
Il Vinci aveva solo un  vecchissimo tornio parallelo, roba anni 60. Il cuscinetto del platorre di aveva un gioco di 2 decimi (Due decimi, sottolineo)
Vado a ritirare i pezzi finiti. Vinci fa ruotare il piatto/perno del giradischi nel pozzetto dedicato. Mentre il piatto gira, misuriamo alla sua periferia, quanto bascula col comparatore.
Ebbene, il basculamento massimo  era di 1 centesimo ( un centesimo) Per i più inesperti, dirò che un centesimo è la decima parte di un capello umano, o se preferite, dello spessore di un foglio di un quaderno.

Passato il mio sbigottimento, chiesi a Vinci "Scusi, come ha fatto ad ottenere un basculamento di un centesimo, se il platorre del suo tornio ha ben due decimi di gioco!!!!?????"
"Eh Stefano, mestiere ma non posso dirti il segreto"

Faccio notare che io, in officina ci son cresciuto eppure non ho mai capito come cavolo avesse fatto.
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Re: Sul valore di uno strumento.

Messaggio da Matteo Giannini »

E qui si apre il mondo della comunicazione del sapere. La modernità con la sua facilità di comunicazione e soprattutto con la sua velocità trascura un fattore: il tempo. Apprendere l'uso di uno strumento, conoscerlo e adattarlo alle proprie esigenze richiede il tempo necessario. Bisogna guardare, provare, sbagliare. Questo porta a migliorare e anche ad inventare. Leonardo con tutto il suo genio non è riuscito a dipingere un affresco che sia rimasto in condizioni decenti. Raffaello con strumenti analoghi ha dipinto e insegnato a dipingere a decine di allievi, Giulio Romano in primis, opere "indelebili".
Io vivo in cantiere. Un luogo dove una volta il capomastro formava chi lo seguiva. Oggi, per mancanza di tempo, vedi risultati imbarazzanti. La comunicazione del sapere richiede tempo che oggi è il lusso più grande della modernità.
(Capo Oro) vecchio suonatore in erba.
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Mp:Gewa 3c e Shilke16b4 pranizzati da Stefano
Conn 7B-N; Conn4 imp.precision; Shires 1.5c
Posseduti: ytr1320s; ytr4335g; YTR 634 '75; 18B Coprion '55; 18A Coprion '56; Mahllion Bruxelles 671 '45
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Re: Sul valore di uno strumento.

Messaggio da Fcoltrane »

Michele  Stefano su alcuni aspetti siamo tutti d'accordo . Nell'esempio che fa Stefano la centralità dell'artigiano rispetto allo strumento è evidente 
ed io lo condivido in pieno  . Grazie alla sua arte quell'artigiano riusciva a raggiungere una precisione di un centesimo quasi a prescindere dallo strumento.
Non vi è dubbio che lo stesso principio può applicarsi ai musicisti ed agli strumenti musicali  e quindi  Chet o Bird  o Harrel  o Sandoval ruiscivano  o riescono a creare musica quasi a prescindere dallo strumento.
E nessuno credo metta in dubbio il principio che è il musicista che fa musica e non lo strumento.
Da questa premessa e facile cadere nel paradosso.
Se Sandoval suona bene qualsiasi strumento alora la differenza di valore tra gli strumenti è quasi inesistente.

Detto questo però osservo che molti musicisti nel corso delle loro carriera hanno scelto alcuni strumenti rispetto ad altri.
Trane nei primi anni suonava con un tenor selmer sba e poi con un tenore Mk6 .
Gordon con un  tenore Conn....per poi suonare Selmer ecc...
Un dato per me è scontato   ogni strumento citato è diverso dall'altro (per forma per dimensioni per modo di elaborare l'emissione e tutto il resto di quelle simpatiche amenità che mi fanno a volte perdere il sonno pensando all'intonazione alla omogeneità alla leggerezza del fraseggio ecc ... )
Come si fa a dare valore a questa diversità. 
Per me devi fare una scelta di campo e stabilire cosa è importante e cosa lo è meno.
Nel corso degli anni io questa scelta di campo la ho sempre fatta ascoltando quei musicisti che ritenevo i più grandi e dai loro insegnamenti ho sempre ottenuto enormi benefici.
Faccio un esempio concreto un guardala liebman è un bocchino costruito artigianalmente per il musicista 20 anni fa aveva un valore economico  straordinariamente maggiore rispetto ad un bocchino standard.
Per me quello strumento (un pezzo di metallo di pochi centimetri) ha rappresentato una svolta perché mi ha fatto comprendere praticamente come fosse possibilie aprire il suono sul registro acuto.
Per me quel pezzo di metallo ha un valore enorme , magari per un altro musicista che considera il corpo e l'omogeneità del suono irrilevanti non è così.

Se ascoltate Liebman suonare il soprano insieme a Shorter nell'unico incontro registrato che i due sopranisti hanno avuto potete avere una idea di questa diversità di strumenti.
Quindi per me è una scelta di campo che segue alla valutazione critica indicata da Stefano.
Quanto di quello che suona Liebman dipende dalla sua straordinaria tecnica e quanto dipende dalla sua attrezzatura?
Alla stessa stregua quando acquisto un telefono o un computer decido sulla base di quelle che sono le mie esigenze che non possono che essere soggettive.
E come si fa a valutare il valore di un oggetto prescindendo dalle proprie esigenze?
Rischia di diventare una ragionamento fine a se stesso uno studio teorico che non ha alcun risvolto pratico.
Se eliminiamo il criterio domanda e offerta ed eliminiamo le nostre valutazioni soggettive e le nostre priorità il concetto stesso di valore perde significato.
Si ariva al paradossa che  stenway a coda è solo diverso dal pianoforte di mia nonna tutto scordato (non se che marca sia) .
Se invece si considera l'omogenità di suono l'intonazione e tuttie quelle altre amenità care a noi musicisti lo Stanway ha un valore enormenente maggiore.
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Marco Muttinelli
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Re: Sul valore di uno strumento.

Messaggio da Marco Muttinelli »

Fcoltrane,
non mi sembra che la valutazione oggettiva infici quella soggettiva, al contrario ho espresso che questa assume un ruolo ancor più importante proprio perchè maggiormente "consapevole" e più matura, avulsa quindi da afflati sentimentali che potrebbero far considerare la valutazione soggettiva come "universale" ed oggettiva.

Gli strumenti, ed anche questo lo scrivevo nell'intervento precedente, sono diversi l'uno dall'altro e quindi come tali esprimeranno valori differenti (e non mi riferisco al prezzo ma alla qualità) che diverranno la base per procedere con quella sacrosanta valutazione soggettiva nell'orientarci verso questo o quel modello, verso questo o quel marchio.

La valutazione oggettiva di una tromba si può fare tranquillamente, ad esempio prendendo in considerazione alcuni parametri quali i materiali con i quali è costruita, la qualità degli assemblaggi, la dimensione del canneggio, il tipo di finiture e la loro durata, la versatilità, la reperibilità di ricambi e l'assistenza fornita dal costruttore etc.
Su questa base andrò, poi, ad aggiungere quelle valutazioni soggettive alle quali facevi riferimento, ad esempio quale strumento mi "semplifica" il lavoro e mi garantisce la miglior costanza di risultati.
Ma posso anche decidere che quest'ultime due voci siano per me più importanti di tutto il resto e quindi acquistare uno strumento che se si botta lo devo poi buttare via perché non esistono ricambi manco a pagarli oro o perché fatto con materiali "esotici" (mi si passi il termine) difficilmente malleabili, ma così compio una precisa scelta consapevole a monte sapendo quali ne sono i rischi e le conseguenze.
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Re: Sul valore di uno strumento.

Messaggio da Fcoltrane »

Marco ed infatti larga parte del discorso lo condivido.
Provo a fare un esempio riferito alla tromba per andare a bomba su uno degli argomenti che più mi sta a cuore e sul quale riflettevo.
Se prendiamo ad esempio Monette possiamo diere che ha  innovato  la costruzione dei bocchini per tromba ?
accorciando in maniera evidente la penna e aprendo il foro  (più tutto il resto)?
Per me è un dato oggettivo che ci sia stata una innovazione.
Ed è altrettanto oggettivo che ci sono musicisti che propongono una didattica sulla base di questa innovaziione..
Recentemente ascoltavo un video di Charlie Porter che propone una tecnica singolare , più sali più riduci il volume senza inficiare il corpo del suono.
E citava Marsalis che gli aveva indicato questa strada .
Ha valore questa innovazione ?
Per chi studia in questa maniera certamente si perché ha nuove chance di apprendere aspetti tecnici relativi alla tromba  .
Poco prima di questo video ho ascoltato un altro video di un musicista di altra generazione (indicato da Randy Brecker come uno dei suoi riferimenti ed insegnanti ) ora mi sfugge il nome ma certamente lo conoscete perchè sarà un didatta di alto profilo che invece prevedeva un percorso diverso più legato a quello che ho sempre fatto io con il sax ossia sostenere il suono anche dal punto di vista del volume e a prescindere dal registro .
Non vi è dubbio per me che le innovazioni di Monette per questo musicista sono quasi del tutto irrilevanti  .
Tutto ciò per dire che alla base della valutazione del valore di uno strumento c'è sempre una scelta di campo.
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Re: Sul valore di uno strumento.

Messaggio da toro »

Bella questa discussione:mi sono andato a riprendere i libri su cui studiavo all'universita', e il valore intrinseco di uno strumento(che esula dalle variabili marketing) ,che non e' altro che il valore intrinseco di un qualsiasi  bene ,e' dato dal costo di produzione,che non e' altro che la rappresentazione di tutti i costi che si sostiene per la produzione  di un bene o l'erogazione di un servizio.I costi possono distinguersi in fissi o variabili :i primi non variano al variare delle quantita' prodotte(ex. bolletta della luce),al contrario i secondi sono legati alla quantita' da produrre(ad ex.materie impiegate).Checche' se ne voglia discutere(e non per smorzarla li'...anzi se procedete e' interessante) ,con tutte le nostre idee e valutazioni,il valore di uno strumento non puo' essere sostanzialmente diverso da un altro bene e seguire questa logica.
Fcoltrane
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Re: Sul valore di uno strumento.

Messaggio da Fcoltrane »

Toro il tuo ragionamento non fa una piega ma portato alle estreme conseguenze si arriva al paradosso che ho descritto nei miei precedenti messaggi o nella migliore ipotesi ad una definizione di valore teorica ma che ha poco ha a che vedere con lo strumento musicale. A meno di non considerare con il termine costi l’innovazione l’opera dell’ingegno il lavoro per costruire ecc... . Questi elementi a mio modo di vedere sono parte integrante del valore e servono a definirlo .
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Re: Sul valore di uno strumento.

Messaggio da stefano bartoli »

Questa è la Alysee con un bocchino a gola a 4,5 ma la stessa cosa la faccio con qualsiasi tromba e bocchino commerciale. Insomma, alla fine io amo suonare così, lo strumento è l'ultimo mio (reale) pensiero. La musica è la vera questione. Per me.[youtube]EVCXDxW7eEE[/youtube]
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toro
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Re: Sul valore di uno strumento.

Messaggio da toro »

Fcoltrane ha scritto:Toro il tuo ragionamento non fa una piega ma portato alle estreme conseguenze si arriva al paradosso che ho descritto nei miei precedenti messaggi o nella migliore ipotesi ad una definizione di valore teorica ma che ha poco ha a che vedere con lo strumento musicale. A meno di non considerare con il termine costi l’innovazione l’opera dell’ingegno il lavoro per costruire  ecc... . Questi elementi a mio modo di vedere sono parte integrante del valore e servono a definirlo .
io ho cercato di sintetizzare,perché allora si entra nel campo della diversificazione tra bene economico e bene non economico: in ogni caso ,visto che si esulava dall’aspetto di marketing,ogni bene è tale se soddisfa il bisogno di un uomo ,e pertanto entrambi i tipi ,rispondono alla stessa legge per quanto riguarda il valore del bene.
Se ci metti il cervello per l’ingegno la creatività per l’opera  legata allo strumento ,ogni tipo di significato economico viene a cadere.......guarda la tromba come se fosse un pezzo di ottone e nient’altro e questo bisognebbe fare se ne cerchiamo il valore in quanto bene tangibile.....mi pareva che il primo post di Marco fosse  alla ricerca di questo aspetto tralasciando marketing e quant’altro;se non è così correggimi.
stefano bartoli
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Re: Sul valore di uno strumento.

Messaggio da stefano bartoli »

Ognuno parla per la sua esperienza, per i suoi obbiettivi, per le sue "manie" o fissazioni.Siamo tutti a conoscenza del fatto che un casio al quarzo da 20 euro sia più preciso di qualsivoglia  orologio meccanico anche milionario.
Ma naturalmente, nella scelta intervengono una serie infinita di motivazioni, gran parte delle quali le riporterei all'aspetto "emotivo", almeno su certi oggetti.

Una tromba alla fine è realmente un oggetto tra i più rozzi che nella meccanica o negli strumenti musicali, si possano concepire. Basterebbe anche solo paragonarla alla complessità meccanica dal tasto alla cordiera di un gran coda.
Non è un caso che abbia sempre detto o scritto che smontare e rimontare una tromba è una cosa semplice, premessa una notevole "abilità meccanica" e la conoscenza di regole base attorno all'argomento e meccanico e musicale.
Questo non significa che tutti siano in grado di farlo ma significa anche che il lavoro in se, lo definirei semplice.
Per me quindi, è un tubo piuttosto rozzo (basti pensare alla discutibile precisione attorno alla costruzione della campana) : Lastra saldata ogni volta con punti ancoraggio diversi, quantità di castolin o limatura di ottone a piacere dell'artigiano e diversa da una campana all'altra, temperatura di ricottura giudicata dall'occhio del pur bravo artigiano, martellatura con numero di colpi mai uguale nel numero di colpi e nella dinamica di questi.
E allora, io dico, non che tutte le trombe siano uguali, sarebbe una bestemmia colossale. Ma mi piacerebbe bendare le persone, poi suonargli i vari modelli Yamaha (cito il marchio perchè ha un catalogo notevole, non per altro) e farmi dire quale suono corrisponde a quale modello. Potremmo fare la stessa impietosa prova con i bocchini, il gap, gli appesantitori e via andando.
A casa mia questo significa che tutto quello che scegliamo, come equipaggiamento, sia o dovrebbe essere volto alla nostra "comodità" al nostro feeling perchè chi sta davanti, differenze ne sentirà molte ma molte meno.

Ecco perchè alla fine personalmente armeggio, sperimento e modifico, per cercare il mio massimo confort. Mai per fare una mofifica che renda "incredibile" il mio strumento, non mi riuscirebbe ma mi pare non riesca a nessuno, dal momento che non conosco trombe ben costruite e di buoni materiali che mi facciano vedere una come la Lamborghini e l'altra come il Mosquito.
Alla fine dei giochi, rimangono la nostra tecnica, la nostra musicalità e la musica. Tutto il resto, è un "accessorio" che più ci ostiniamo a santificare e più ci allontaneremo dalla musica.

Sarò talebano ma vedo troppa gente che diventa pazza con lo strumento e anche dopo aver speso cifre imbarazzanti non ha pace.
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