Tutto questo thread è bello, interessante e pieno di buoni propositi, però... però.... ci sono cose che bisognerebbe sfatare e riportare sul piano oggettivo.
Premessa: sono il primo sostenitore della cultura... sono fermamente convinto che un paese senza cultura, è un paese destinato alla rovina ed alla miseria (meritatamente).
Però sono anche un granitico sostenitore della meritocrazia.... e mi dispiace dirlo, il nostro paese non è meritocratico, anche quando si parla di arte.
I discorsi che ho letto in questo thread sono molto "generici", si parla del diritto di poter fare arte, della difficoltà di difendere i diritti della categoria dei mucisti...
Ma non ho visto nessuno affrontare il problema della professionalità.
Provo a spiegarmi meglio: nel mondo del lavoro, dovrebbe vigere (e spesso accade) il principio che chi vale, viene giustamente retribuito per i suoi servigi.
Ora, l'arte è qualche cosa che trascende il mero "sbarcare il lunario". Rappresenta il prodotto del sentire di ognuno di noi.
Come tale, non ha un prezzo perché ha un valore soggettivo diverso a seconda di chi la produce e ne fruisce.
E' giusto quindi che l'artista, per seguire il suo estro creativo, non scenda a compromessi.
Ma... nel momento in cui l'artista stesso decide di voler ricavare denaro da questa sua attività per poter aver di che vivere, è chiaro che
debba mettersi su un piano diverso, ossia su un piano di mercato.
Ecco quindi che scatta, secondo me una grande distinzione, tra chi è un artista (inteso come cultore di un un'arte, sia essa la musica, la scultura, fate voi), ed il professionista, ossia chi mette le sue capacità artistiche al servizio del mercato, in cambio di un congruo ritorno economico.
E' chiaro che le due figure siano prettamente diverse, una è libera di creare, di fare e disfare come crede, l'altra deve essere in grado di intercettare i gusti del mercato, e richiede competenze che vanno ben oltre le capacità tecnico-artistiche, perché nessuno da nulla per nulla.
E' anche una questione di parità sociale, se ci riflettete: nel momento in cui l'arte diventa motivo di sostentamento, essa deve avere le stesse regole che comandano qualsiasi settore lavorativo. Perché un "artista" dovrebbe poter fare quello che vuole, quando vuole, ed essere retribuito per questo, mentre un muratore deve per forza tirare un muro dritto? (ovviamente sto esasperando il discorso per rendere evidente il mio punto).
La mia è solo una riflessione, scaturita dal fatto che troppo spesso vedo, nella musica, come in altri mille settori, gente che si lagna arrogandosi diritti che invece bisognerebbe sapersi guadagnare.
Detto questo, faccio anche un distinguo relativo alla situazione attuale: è chiaro e sotto gli occhi di tutti che i "professionisti della musica", non hanno ricevuto le stesse tutele delle altre categorie professionali... ma questo, è un'altro discorso che andrebbe affrontato separatamente
I.